Oggi riceviamo un bellissimo regalo dall'artista e attivista segnante Diana Anselmo di Al Di Qua Artists che ha tradotto con questo video il testo Rifare il mondo / Remake The Globe in LIS. La traduzione LIS ci consente di diffondere alla comunità sorda i germi del primo movimento della Rete Lavorat Spettacolo Cultura che ha dato vita alla meravigliosa realtà del #globetheatreoccupato, oltre che di riflettere ulteriormente sugli strumenti che utilizziamo per raccontare il mondo che vogliamo cambiare.
L'arte non è un Campo Innocente. Questo Blog raccoglie l'azione di artist* e lavorator* dello spettacolo che pongono la questione della violenza, del sessismo e della precarietà nel mondo artistico.
martedì 20 aprile 2021
martedì 13 aprile 2021
Rifare il mondo / Remake The Globe - Lettera di adesione alla Rete Lavorat_ Spettacolo e Cultura Roma
Oggi la rete composta da collettivi di lavorat_ dello spettacolo e della cultura, insieme a singole individualità, occupa il Globe Theatre.
ENGLISH AND SPANISH BELOW
Cosa sta succedendo in questi mesi?
La pandemia, lo sappiamo, ma forse anche qualcos’altro. Qualcosa di profondo e radicale, qualcosa di istruito, agitato, organizzato. Sta succedendo che i/le la lavorat_ dello spettacolo sono senza reddito da un anno, e a partire da questa condizione di estrema fragilità hanno iniziato ad incontrarsi, a ragionare, a mobilitarsi, riappropriandosi in prima persona della lotta per una vita degna.
Come tant_ altr_ lavorat_, viviamo in una condizione di precarietà strutturale, fatta di tutele inesistenti. Violenza, sfruttamento, fondi pubblici distribuiti secondo criteri escludenti, meccanismi quantitativi basati su profitto e iperproduttività: un sistema che nega alla cultura la sua funzione essenziale di costruzione e cura della collettività e che mina le nostre stesse esistenze.
Precar_ si era già.
E la politica?
Dopo più di un anno di pandemia e di mancate risposte da parte delle istituzioni, siamo costrett_ a barcamenarci in modo sempre più tossico tra occupazioni saltuarie, lavoro in nero, sussidi insufficienti e spesso non accessibili, ad auto-sfruttarci, a reinventarci trovando ancora altri modi di sopravvivere.
Oggi diciamo basta.
Un’onda sta attraversando l’Europa e tocca oggi anche Roma, dove incontra una rete che da mesi intreccia collettivi, gruppi e singole individualità di lavorat_ dell’arte e della cultura. Questa assemblea cittadina, stratificata ed eterogenea, oggi occupa uno spazio pubblico per affermare con forza la necessità di ripensare un settore in crisi ben prima dell’emergenza sanitaria.
È questo il tempo di rimettere in circolo energie, desideri, riflessioni. È questo il tempo di intrecciare le lotte, uscire dall’invisibilità, prendere parola.
Oggi abbiamo deciso di riappropriarci di questo spazio pubblico, per renderlo il più possibile attraversabile, tornando a praticarne il significato, trasformandolo in un’agorà. Abbiamo l’urgenza di continuare questo processo di condivisione, perché l’onda si allarghi e diventi la più ampia possibile.
Non abbiamo bisogno di riaprire i teatri e gli spazi culturali, se non esistono le condizioni per farlo, in sicurezza e per tutt_. La ripartenza indiscriminata penalizza le esperienze più fragili e alimenta la competizione, aggravando un sistema già al collasso. Scegliere tra salute e lavoro non è un'opzione discutibile. Abbiamo bisogno di ripensare strutturalmente le condizioni del nostro vivere e lavorare, dando la possibilità a tutte le soggettività che si muovono nella città di farlo con noi, immaginando modelli che siano sostenibili, fondati su pratiche collaborative dal basso, e replicabili anche altrove. Quello che viviamo sulla nostra pelle in questi mesi è solo l’inevitabile tracollo di un sistema insostenibile per tutt_noi, che se oggi tocca chi è più fragile, presto finirà per desertificare l’intero panorama.
Rivendichiamo il diritto a un reddito continuo, a una formazione retribuita e permanente, a un tempo di ricerca e studio che sia considerato lavoro. Sta emergendo chiaramente il bisogno di nuovi diritti sociali e di nuove tutele, di strumenti contro le discriminazioni e le disuguaglianze tra soggetti, accesso all'arte e alla cultura per tutt_. Difendiamo l'informalità degli spazi di produzione artistica e culturale attualmente esclusi dai circuiti di finanziamento, e ribadiamo la necessità di una revisione dei criteri di finanziamento pubblico.
Da questo luogo pubblico, che vive però di uno strano binomio tra pubblico e privato, oggi prendiamo parola. Oggi entriamo per uscire fuori e vi invitiamo a farlo con noi, per costruire un discorso collettivo in cui tutt_ possano riconoscersi e iniziare subito a immaginare insieme nuovi paradigmi, nuovi statuti, nuovi diritti sociali per il lavoro precario, autonomo, intermittente. Invitiamo singol_ lavorat_, artist_, tecnic_, operat_, compagnie, istituzioni artistiche e culturali, teatri, festival, centri di ricerca, spazi formali e informali a sostenere la nostra lotta.
Il tempo è adesso.
Rete Lavorat° Spettacolo e Cultura
Per aderire scrivete a campoinnocente@gmail.com
#globeoccupato
#remaketheglobe
#nonpernoimapertutt
#precarxsieragià
Promuovono
Autorganizzat_ Spettacolo Roma
C.l.a.p. Camere del lavoro autonomo e precario
Il Campo Innocente
Mujeres nel Teatro
Presìdi Culturali Permanenti
Professionist_ Spettacolo e Cultura
Emergenza Continua
R.i.s.p. Rete Intersindacale Professionist_ Spettacolo e Cultura
Vito Scalisi Presidente Arci Roma
Sostengono
Associazione Ex-Lavanderia
C.S.A. Brancaleone
Fivizzano27
L.O.A. Acrobax
Nuovo Cinema Palazzo
Pianeta Sonoro
Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo
Radio Sonar
Scup – Sport Cultura Popolare
30Formiche
Sottoscrivono (elenco in aggiornamento)
lunedì 18 gennaio 2021
ART FOR UBI. Il manifesto in italiano
Germogliato di una scrittura collettiva, ripubblichiamo qui Art for UBI Manifesto – 1, promosso a livello internazionale dall’Institute of Radical Imagination. "Il reddito di base universale ed incondizionato (UBI) è la migliore misura per il settore artistico e culturale. Al tempo stesso, i lavoratori e le lavoratrici dell’arte chiedono il reddito di base non solo per sé stess*, ma per tutt*."
Orientarci verso il reddito per tutt^ ci sembra il movimento da mettere in atto: uscire dalla logica dell'emergenza e iniziare a cambiare i sistemi, a inventare nuovi modelli. Dopo anni di austerity e di definanziamento, arriveranno molte risorse, su un sistema strutturalmente carente e che produce disuguaglianze: reddito per precar^/intermittent^ e ripensare le istituzioni artistiche. I corpi di tutt^, il diritto al benessere e alla fragilità, l'agibilità dello spazio pubblico e nuove istituzioni culturali sono i temi che vogliamo affrontare, da subito.1/ Il reddito di base universale ed incondizionato (UBI) è la migliore misura per il settore artistico e culturale. Al tempo stesso, i lavoratori e le lavoratrici dell’arte chiedono il reddito di base non solo per sé stess*, ma per tutt*.
2/ Tutte quelle misure che non raggiungono un salario di sussistenza, non sono definibili come UBI. Questo deve superare la soglia di povertà. Per eliminare la miseria, l’UBI deve corrispondere, almeno, al salario minimo di uno Stato o di una regione.
3/ L’UBI libera tempo e ci libera dal ricatto del lavoro precario e dalle condizioni di sfruttamento sul lavoro.
4/ L’UBI non è sottoposto a condizioni ed è corrisposto indipendentemente dallo status sociale, dalla performance lavorativa e dalle capacità. Si oppone alla menzogna meritocratica che copre il privilegio di classe.
5/ L’UBI non è un ammortizzatore sociale o una riforma del regime di disoccupazione. È il riconoscimento minimo di quel lavoro invisibile, essenziale per la riproduzione delle vita, lavoro spesso non riconosciuto, ma necessario, come prova il crescente bisogno sociale di cura.
6/ L’UBI chiarisce che il lavoro salariato non è più il solo mezzo di redistribuzione della ricchezza. Anzi, esso è alla base di un modello insostenibile. Salario è un altro nome dello sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori che ricevono meno di quanto danno.
7/ Le prospettive transfemministe e decoloniali ci insegnano a dire NO a tutte forme di sfruttamento invisibili ed estrattive, specialmente alle condizioni di precarietà tipiche del mercato e del lavoro artistico.
8/ L’UBI afferma il diritto all’intermittenza, alla privacy, all’autonomia, il diritto di rimanere offline e di non essere reperibili 24/7.
9/ Distribuendo ricchezza senza obblighi burocratici, l’UBI rifiuta la struttura piramidale dei finanziamenti e del complesso industriale del non-profit culturale. La burocrazia è il vampiro delle energie delle lavoratrici e dei lavoratori dell’arte. È ciò che le/li trasforma in imprenditori del sé stess*.
10/ Pretendendo l’UBI, le lavoratrici ed i lavoratori dell’arte non difendono una corporazione o una categoria. Al contrario, ess* intaccano il ruolo che classe e privilegio svolgono nella percezione dell’arte. L’UBI è universale Perché è per tutt* e permette a tutt* agibilità creativa
11/ La salute dell’arte è direttamente collegata ad un tessuto sociale in salute. Chiedere l’UBI e praticare un’etica della cura reciproca sono i più potenti gesti di cura nei confronti della società che lavoratrici e lavoratori dell’arte potrebbero fare.
12/ Interrompendo la logica della sovrapproduzione, l’UBI ci libera dai modi presenti della produzione capitalistica e dai loro effetti nocivi sul pianeta. L’UBI è una tecnica cosmogenetica ed un mezzo per ottenere giustizia climatica.
13/ Dove trovare i soldi per un reddito di base? L’UBI mette in discussione l’attuale sistema fiscale europeo e non solo. L’UBI è uno strumento che ci permette di ripensare le transazioni finanziarie, l’estrattivismo delle piattaforme digitali, la liquidità ed il debito. Nessun servizio pubblico deve essere tagliato per implementare l’UBI.
14 L’UBI ispira molti collettivi artistici e molte comunità a testare diversi strumenti per una redistribuzione più equa di risorse e ricchezza: a partire da sistemi autogestiti di mutuo soccorso basati sulla collettivizzazione dei guadagni, fino a soluzioni temporanee per liberare i lavoratori cognitivi dai vincoli pubblici e privati (e non solo). Vogliamo fare nostre tali sperimentazioni.
SIGNATURES
Individuals
· Emanuele Braga / Macao, Milan; Institute of Radical Imagination
· Marco Bravalle / Sale Docks, Venice; Institute of Radical Imagination
· Gabriella Riccio / L’Asilo, Naples ; Institute of Radical Imagination
· Ilenia Caleo / Campo Innocente; Incommon – Università IUAV Venezia
· Anna Rispoli / Artist
· Maddalena Fragnito / Macao, Milan; Phd at Coventry University
· Andrea Fumagalli / Effimera; University of Pavia
· Nicola Capone / Philosopher; L’Asilo, Naples
· Luigi Coppola / Artist
· Giuseppe Micciarelli / L’Asilo, Naples, University of Salerno
· Julio Linares / Economist and Anthropologist; JoinCircles.net
· Dena Beard / The Lab, San Francisco
· Manuel Borja-Villel / Museum Director, Madrid
· Salvo Torre / Professor, member of POE Politics, Ontologies, Ecologies
· Sara Buraya / L’Internationale; Institute Of Radical Imagination
· Kuba Szreder / Curator and theorist, Warsaw
· Dmitry Vilensky / Chto Delat
· Charles Esche / Director of Van Abbemuseum, Eindhoven
· Franco Bifo Berardi / Philosopher
· Gregory Sholette / Artist
· Zeyno Pekunlu / Artist, Institute of Radical Imagination
· Anna Daneri / Forum dell’arte contemporanea italiana
· Massimo Mollona / Goldsmiths’ University of London, Institute of Radical Imagination
· Jerszy Seymour / Artist and Designer; Sandberg Institute
· Marco Assennato / Maître de conférences in filosofia, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture, Paris-Malaquais
· Roberto Ciccarelli / Philosopher and journalist
· Sandro Mezzadra / Philosopher
· Geert Lovink / Institute of Network Cultures, Amsterdam
· Alisa Del Re / senior professor Ateneo Patavino
· Andrea Gropplero / Film Director
· Giuseppe Allegri / Activist
· Elena Lasala Palomar / Institute of Radical Imagination
· Nicolas Martino / Philosopher
· Ilaria Bussoni / Editor and curator
· Danilo Correale / Artist
· Annalisa Sacchi / Incommon – Università IUAV Venezia
· Giada Cipollone / Incommon – Università IUAV Venezia
· Stefano Tomassini / Incommon – Università IUAV Venezia
· Piersandra Di Matteo / Incommon – Università IUAV Venezia
· Elena Blesa Cabéz / Researcher, Barcelona; Institute of Radical Imagination
· Jesús Carrillo / Senior Lecturer at the Department of History and Theory of Art Universidad Autónoma de Madrid; Institute of Radical Imagination
· Pablo García Bachiller / Arquitecto; Institute of Radical Imagination
Organizations
· Institute of Radical Imagination
· Il Campo Innocente
· Macao
· Sale Docks
· Chto Delat
· L’Asilo
· Euronomade
· Dirty Art Department Gerrit Rietveld Academie and Dirty Art Foundation
· Effimera
· OperaViva Magazine
· Basic Income Network – Italia
· Community and Research for Circles UBI
· Forum d’arte contemporanea
· Global Project
· Radio Sherwood
· Dinamopress
· AWI Art Workers Italy
· Maestranze dello Spettacolo Veneto