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Letture al mondo
VOGLIAMO TUTT’ALTRO
Dichiariamo lo stato di disastro culturale
Siamo artist^, lavorat^, operat^ dello spettacolo.
Dichiariamo lo stato di disastro culturale del nostro paese. E vogliamo raccontare la gravità degli accadimenti degli ultimi mesi: istituzioni culturali occupate dalle destre con manovre ai limiti della legittimità, spartizione delle nomine, incompetenza e mancanza di visione di chi decide di arte e cultura, polizia in antisommossa che presidia i teatri pubblici.
Siamo in mobilitazione da settimane con assemblee, presidi e prese di parola e vogliamo accendere fuochi ovunque.
Inizia tutto a Roma. Il 20 gennaio Luca de Fusco è stato nominato Direttore Generale del Teatro di Roma – Teatro Nazionale con un colpo di mano delle destre del CdA: è una scelta che rigettiamo sia nel merito, che nel metodo. Una scelta che racconta di un mondo in estinzione, quello dell'Artista solo al comando, lontano dalle trasformazioni rapidissime e dalla complessità e pluralità dei linguaggi del contemporaneo. I dati parlano chiaro: nelle stagioni dei teatri da lui diretti nel recente passato, le donne registe/coreografe rappresentano meno del 7% del programma e solo il 2,5% di spettacoli sono firmati da artist^ di meno di 40 anni.
Il Comune di Roma, dopo aver gridato al blitz fascista e chiamato a raccolta artist^ e lavorat^ della città, ha dichiarato di aver raggiunto un “accordo” in una logica di spartizione del potere che conosciamo fin troppo bene. Non accade solo a Roma, e non è un’eccezione.
In questi giorni inoltre diverse inchieste giornalistiche stanno raccontando le condizioni di lavoro dentro Teatro di Roma, raccogliendo anni di testimonianze e segnalazioni rimaste inascoltate dai vertici che parlano di corruzione, sessismo, intimidazioni, mobbing. Le istituzioni rifiutano di assumersene le responsabilità, silenziando le testimonianze dell^ propri^ lavorat^ e collaborat^. È una situazione gravissima.
Il sistema teatrale italiano mostra tutti i suoi limiti: assenza del contemporaneo e della ricerca, produzioni dei Teatri pubblici nazionali monopolizzate dai direttori (tutti maschi), provincialismo, precarietà ed esternalizzazione dell^ lavorat^, mancanza di welfare e diritti per l^ intermittenti, dinamiche tossiche, ricatti e abusi, difficile accesso alla formazione specifica e finanziamenti pubblici insufficienti alle produzioni, alle compagnie, ai festival, alle residenze, ai centri di ricerca.
Viviamo in un paese che sta toccando i livelli minimi di vivacità culturale e sociale, oltre che di capacità critica. Le nostre vite sono al limite.
Vogliamo far risuonare questa mobilitazione culturale e politica, prima che le destre saturino qualsiasi spazio di espressione e trasformazione.
Vogliamo tutt'altro. E abbiamo tutta la forza per immaginarlo.
Assemblea Costituente dell_ Lavorat_ dello Spettacolo
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