martedì 7 luglio 2020

ABBIAMO UN PROBLEMA



Quant_ collegh_ non bianch_ hai? 

Quant_ curator_ e/o direttor_ non bianch_ conosci? 

Quando sali sul palco, di quante e quali soggettività è composta la platea per cui ti esibisci? 

Abbiamo un problema. 


Come artist_/lavorat_ nell’ambito delle arti performative in Italia, riconosciamo e siamo consapevoli della netta maggioranza bianca che compone il nostro settore, della gravità di questo dato e di quello che comporta. 

 

Posizionandoci come attivamente antirazzist_, non vogliamo e non possiamo ignorare la sistematica mancanza di accesso, inclusione e relazione con lavoratori/trici dello spettacolo ner_ e razzializzat_ nel teatro, nella danza e nelle arti dal vivo in Italia. 

Lo stesso vale per il pubblico: non vogliamo più produrre arte e sistemi relazionali solo per il pubblico di un’elite bianca e benestante.


Violenza, abilismo, sessismo, razzismo, colonialismo, razzismo ambientale, omolesbobitransfobia, binarismo di genere, eterosessualità obbligatoria, precarietà non sono per noi “temi” da tradurre in punteggi – nei bandi, nei progetti, nella programmazione di rassegne e festival, nei dibattiti. Sono le condizioni dentro cui viviamo immers_.

Proprio in quanto soggetti multiformi queer, trans, non binari, donne* e transfemminist_, abbiamo imparato sui nostri corpi che questi sono sistemi interconnessi che agiscono simultaneamente, utilizzando forme di violenza e di dominio affini che si consolidano le une con le altre.


Riconoscendo i benefici e le opportunità che sono derivate e derivano dal nostro privilegio bianco, ci impegniamo attivamente a utilizzarlo per segnalare, identificare, problematizzare e mettere in crisi le dinamiche di sistema razziste ed escludenti che caratterizzano il panorama in cui lavoriamo. 


Consapevoli che le parole non siano sufficienti ma che siano necessarie azioni per mettere in crisi gli assi di privilegio, ci impegniamo a rendere sempre più concreta ed effettiva la nostra postura di complici, decentrando la nostra presenza e sostenendo una ridistribuzione di risorse, opportunità e spazi. 


È necessario e urgente iniziare un lavoro individuale, collettivo e istituzionale di formazione e di presa di coscienza antirazzista e attivamente decoloniale, che troppo spesso è appoggiato (gratuitamente) su chi esperisce queste forma di violenza direttamente sul proprio corpo. 


Vediamo con chiarezza che le lotte antirazziste che si sono attivate in questi mesi agiscono non solo sul piano politico e sociale, ma ridefiniscono e mettono profondamente in discussione l’idea stessa di arte e di cultura come strutture compatte e egemoniche, chiamando in gioco le narrazioni, i linguaggi, gli archivi, le storie, le rappresentazioni, i gesti, le posture, come elementi direttamente politici. 


La rimozione storica del colonialismo italiano riproduce un’identità nazionale problematica costruita sul mito degli “italiani brava gente” attraverso riscritture storiche, omissione di genocidi, topografie delle città, conservazione di monumentalità e musei profondamente coloniali, costruzione della bianchezza e cultura dello stupro etnico, continuando così a nutrire le attuali forme di razzismo, anche istituzionale. Una cultura che legittima e autorizza le politiche migratorie vigenti – in Italia e in Europa – basate sul respingimento e l’esclusione sistemica dai diritti di cittadinanza, anche per chi nasce e/o cresce in Italia. Così il Mediterraneo-frontiera genera morte e il lavoro invisibilizzato – nei campi come nelle case e nel lavoro di cura – nuove forme di schiavismo e sfruttamento.


Ci interroghiamo infine rispetto all’assenza di un posizionamento formale da parte delle istituzioni culturali italiane alla luce delle più recenti mobilitazioni dei movimenti Black Lives Matter, rilevando che il silenzio è di per sé una postura. Razzismo, eredità coloniale e politiche migratorie violente riguardano il presente di questo paese. 


Di seguito abbiamo raccolto e condividiamo una lista (non esaustiva) di link/risorse che ci sembrano utili per iniziare ad aprire un pensiero e una pratica critica su razzismo, arte, privilegio, in una prospettiva di auto-formazione.


[PRIVILEGIO E ALLEANZE]














[CORPI / RAPPRESENTAZIONI / ARTE / DANZA / MUSEI]















[DECOLONIZZARE]





[ECOLOGIE]








[COMPLICITA’ E PRATICHE]








[READING LISTS]









[ALCUNI LIBRI] 


  • Reni Eddo Lodge (2017), Why I’m no longer talking to white people about race

  • Nell Irvin Painter (2010), The History of White People;

  • Edward Said (1978), Orientalismo; 

  • Audre Lorde (2014), Sorella Outsider - gli scritti politici di Audre Lorde; 

  • bell hooks (1998), Elogio del margine - razza, sesso e mercato culturale;

  • Frantz Fanon (1952), Pelle Nera Maschere Bianche;

  • Rachele Borghi (2020), Decolonialità e Privilegio - Pratiche femministe e critica al sistema-mondo;

  • Alok Vaid Menon (2017), Femme in Public;

  • Leila El Houssi; Lucia Ghebreghiorges; Alesa Herero; Esperance H. Ripanti; Djarah Kan; Ndack Mbaye; Marie Moïse; Leaticia Ouedraogo; Angelica Pesarini; Addes Tesfamariam; Wii. - a cura di Igiaba Scego, (2019), Future. Il domani narrato dalle voci di oggi;

  • Sylvia Rivera, Marsha P. Johnson, (prefazione di Ehn Nothing) (2020), S.T.A.R. (Azione Travestite di Strada Rivoluzionarie), Sopravvivenza, Rivolta e Lotta Queer Antagonista;

  • Gloria Anzaldùa, Audre Lorde, Paula Gunn Allen (2013), Senza Riserve, Geografie del Contatto;

  • Gloria Anzaldùa (1987) 2013. Borderlands/ La Frontera: The New Mestiza. 

  • Puar, Jasbir. (2007) Terrorist Assemblages: Homonationalism in Queer Times.

  • Josè Estaban Munoz (2009), Cruising Utopia - The Then and There of Queer Futurity



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